La manifestazione del 12 marzo, convocata inizialmente in difesa della Costituzione e successivamente trasformata in una giornata attorno al tema della difesa della scuola pubblica, rappresenta per noi una nuova occasione per riportare al centro del dibattito pubblico l’indignazione per lo smantellamento della scuola e dell’università.
Le potenzialità della giornata si accompagnano però ad ambivalenze ed ipocrisie che riguardano l’immaginario bipartisan costruito attorno alla giornata, la presenza di partiti e parlamentari responsabili del devastante processo di riforme degli ultimi venti anni, la retorica sulla difesa della scuola pubblica che è semplice difesa dello status quo.
Il rischio di oscurare o peggio cercare di cancellare le ventennali responsabilità bipartisan rispetto allo smantellamento e al definanziamento della formazione e della ricerca pubblica è un elemento non da poco: come testimonia la presenza annunciata di Fioroni, ex ministro dell’istruzione, piuttosto che di diversi esponenti di Fli, in prima fila nell’approvare la riforma Gelmini a fronte della rivolta degli studenti in tutto il paese, oltre che dei partiti dell’opposizione complici, negli anni, dei finanziamenti alle scuole private e dei tagli all’università.
Opporsi al modello Berlusconi significa innanzitutto pretendere una radicale inversione di tendenza delle politiche di gestione della crisi in questo paese: significa pretendere nuove forme di welfare, qualità della formazione e libero accesso alle università, significa opporsi al modello Marchionne, difendere le garanzie del lavoro, rivendicare la libertà di movimento. E’ questa la sfida che i movimenti in questi anni hanno lanciato in autonomia, senza mai prestare il fianco alle strumentalizzazioni di questa o quella classe dirigente.
Mesi di mobilitazioni diffuse e radicali hanno posto al centro del dibattito pubblico in questo paese le vere questioni sociali che noi vogliamo mettere sul piatto della manifestazione del 12 marzo: l’assenza di futuro e prospettive per i giovani, il definanziamento strutturale dell’università e della scuola, di cui il Ddl Gelmini è solo l’ultimo per quanto gravissimo attacco, la condizione di precarietà diffusa, la disoccupazione giovanile, l’urgenza di un reale cambiamento.
Queste rivendicazioni che hanno attraversato e scosso l’Europa e il Mediterraneo, sono entrate a pieno nel dibattito pubblico grazie alle lotte organizzate dentro i luoghi di studio e di lavoro.
A partire dal 12 marzo noi vogliamo tornare sulla scena pubblica con ancor più forza ora che l’applicazione della riforma Gelmini sta entrando a regime e sta producendo l’esodo forzato dalle università e dalle scuole, con l’espulsione di migliaia di precari, e un attacco ancor più violento ai giovani e alle intelligenze di questo paese.
Dalla Sapienza lanciamo un appello a tutti gli studenti, medi e universitari, ai precari, a tutta quella parte di società a cui non basta l’antiberlusconismo o si è stufata delle passerelle di rappresentanza politica. Riprendiamo un cammino comune, riapriamo e rilanciamo quello spazio di conflitto e di desiderio che durante l’autunno abbiamo aperto, ribelliamoci contro la precarietà e lo svilimento dei giovani, torniamo a far parlare dei veri temi sociali, torniamo a bloccare tutta l’Italia, nella prospettiva dello sciopero generale del 6 maggio.
Appuntamento ore 12.30 piazzale Aldo Moro – La Sapienza
Sapienza in mobilitazione