(da Repubblica.it) Una circolare del Ministero fa scattare la protesta di tutte le organizzazioni spesso divise
"Per i presidi un rebus dall’acquisto della carta igienica alla nomina dei supplenti: è desolante"
Nuovi tagli, è rivolta nella scuola
"Dovremo portare i gessetti da casa"
E il governo decide di non restituire un miliardo alle scuole per spese già effettuatedi SALVO INTRAVAIA
Una cosa è certa: l’ulteriore stretta sui già risicati budget scolastici ha ricompattato lo sfilacciato fronte sindacale della scuola. In una lettera inviata al ministero lo scorso 19 gennaio Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti hanno chiesto a Giovanni Biondi, capo dipartimento per la Programmazione di viale Trastevere, e al collega Marco Ugo Filisetti, direttore generale per la Politica finanziaria e pper il Bilancio, "un incontro urgente per discutere sui finanziamenti alle istituzioni scolastiche e sulle problematiche sollevate dalla recente nota ministeriale sul Programma Annuale 2010".
"Le nostre scuole – scrive la Cisl scuola in una nota – sono ancora una volta costrette a fare i conti con una drammatica mancanza di risorse. La nota/circolare inviata dal Miur lo scorso 14 dicembre – continua – ha un unico pregio: quello di restituire, con evidenza quasi fotografica, l’immagine desolante delle difficoltà che ancora una volta segnano la gestione delle istituzioni scolastiche; difficoltà per le quali non è prospettata, né si intravede, alcuna soluzione".
Più netta la posizione della Flc Cgil che parla di scuola "messa a soqquadro da una circolare inapplicabile" che obbliga le scuole "ad agire nell’opacità, senza trasparenza eludendo la veridicità dei dati. Di violare i vincoli giuridici ed etici che debbono contraddistinguere le gestioni pubbliche dello stato". "Le scuole non possono stare al gioco di chi vuole mettere a soqquadro la scuola pubblica obbligando i genitori a finanziarla per intero". Per il 2010, il ministero assegnerà un budget onnicomprensivo, calcolato sulla base di alcuni indici diversi da scuola a scuola: numero degli alunni, numero delle classi e altri parametri.
Ma "una volta detratte dalla dotazione annuale le risorse relative al Fondo d’istituto, la spesa per i
contratti di pulizie (decurtati del 25 per cento) e, per gli istituti d’istruzione secondaria superiore,
l’importo per gli esami a carico delle classi terminali", scrive al ministero Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, nella disponibilità" degli istituti restano "esigue differenze che dovrebbero coprire le spese per le supplenze brevi e il fabbisogno per il funzionamento".
Ma c’è di più. Il ministero, senza confrontarsi con nessuno, ha deciso di congelare il miliardo di euro di crediti che le scuole italiane vantano nei confronti del ministero per spese spesso già sostenute e di decurtare del 25 per cento i contratti di pulizia nelle scuole a favore delle cooperative esterne Decisione che ha indotto il direttore regionale della regione Piemonte, Francesco de Sanctis, alla clamorosa decisione di prorogare al 28 febbraio il termine ultimo, stabilito dal ministero, per la trasmissione del bilancio. "Si comunica che a seguito delle difficoltà rappresentate da codeste istituzioni scolastiche in relazione all’applicazione della riduzione del 25 per cento delle spese per i contratti di fornitura dei servizi di pulizia, lo scrivente ha avanzato al Miur richiesta di modifica di quanto sopra", stabilendo di fare slittare i termini dal 15 al 28 febbraio.
Ma il ministero fa orecchio da mercante. "Il rischio concreto che si corre – spiegano i dirigenti scolastici aderenti all’Asal (l’Associazione delle scuole autonome del Lazio) – è che le scuole interrompano, più o meno bruscamente, la sostituzione dei docenti assenti con la conseguente lesione del diritto all’istruzione degli alunni, oppure che le scuole continuino a nominare i docenti supplenti" o che, nominandoli ugualmente, si incrementerà il credito nei confronti con l’amministrazione e il contenzioso con i supplenti cui non fosse corrisposta la remunerazione dovuta. Questa seconda ipotesi si è già verifica". E scarseggeranno fogli di carta e toner per le stampanti, così come i detersivi per pulire i locali.————————————————-
Licei senza soldi, pagano le famiglie
Stato non restituisce gli anticipi e le scuole si ritrovano con i fondi
ridotti. La rivolta dei presidi: "Non possiamo neanche più acquistare
la carta". E la Sapienza decide la nuova organizzazione: meno docenti e "super-facoltà"
Le scuole romane stringono la cinghia e di fronte alla mancata
restituzione degli anticipi dati allo Stato (i cosiddetti "residui
attivi") e ai continui tagli all´istruzione sono costrette a
ridurre progetti didattici e corsi di recupero o ad aumentare il
contributo volontario chiesto alle famiglie per far fronte alle
spese di gestione.
«Siamo in difficoltà perché non abbiamo soldi per la carta, per
l´inchiostro delle stampanti e per tutto il materiale didattico –
racconta Daniela Scocciolini, preside del Pasteur –. Un tempo di
tutto questo si occupava lo Stato, ma ora ci dà sempre meno fondi,
non restituisce i debiti che ha con le scuole e noi ci troviamo
costretti a chiedere aiuto ai genitori. Quest´anno il contributo
era di 100 euro, ma il Consiglio di istituto ha deciso che il
prossimo anno aumenterà di 10 o 20 euro».
Stessa situazione al Newton, dove l´anno prossimo alle famiglie
verranno chiesti 120 euro: «Sei anni fa erano 60 – spiega il
preside, Mario Rusconi – poi siamo passati a 80, quest´anno a 100
euro, ma siccome lo Stato non copre più nemmeno le spese per le
supplenze, l´anno prossimo arriveremo a 120». «Avevamo già disposto
un aumento di 10 euro, passando da 90 a 100 euro – racconta Roberto
Bianchet, dirigente scolastico del Plinio – ma dovremo rivedere le
nostre stime al rialzo, visto che abbiamo saputo che i residui
attivi verranno probabilmente azzerati e che lo Stato, il prossimo
anno, ci darà ancora meno fondi».
«Siamo in una situazione di grande sofferenza, ma tenteremo di non
gravare ancor più sulle famiglie – promette Rosario Salamone,
preside del Visconti – già quest´anno avevamo aumentato il
contributo di 30 euro, passando dai 100 di due anni fa agli attuali
130 euro, quindi a settembre cercheremo di non chiedere di più».
Simile il proposito del dirigente scolastico del Cavour, Giuseppe
Contessa, che ammette: «L´anno prossimo il contributo volontario
resterà di 100 euro, ma non possiamo andare avanti così, quindi
stiamo pensando di incrementarlo nel 2011 e nel frattempo ci
impegneremo per trovare altre risorse da fonti alternative alle
famiglie».
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Una via che gli istituti tecnici battono già da tempo e che
consente loro bilanci un po´ più floridi, come spiega il dirigente
scolastico del Galilei, Eugenio Leone: «I nostri residui attivi
sono consistenti, ma fortunatamente, essendo un Itis, disponiamo
anche di altre risorse che ci arrivano dai privati e ci consentono
di mantenere da 4 anni il contributo volontario a 80 euro e di
offrire ottimi servizi, come ad esempio un presidio medico attivo
tutti i giorni dalle 9 alle 13».
Chi non vuole pesare sulle spalle dei genitori è costretto a
stringere la cinghia e a ridurre l´offerta formativa della scuola.
È il caso di Emilia Marano, preside dell´Albertelli: «Abbiamo
dovuto tagliare le ore dei corsi di recupero e alcuni dei progetti
didattici dell´istituto, come quelli musicali, per reperire le
risorse con cui pagare i supplenti e non aumentare il contributo
volontario, che è rimasto di 100 euro». Sulla strada della
razionalizzazione delle risorse, ma fortunatamente senza tagli, si
muovono anche il Righi (in cui il versamento volontario è fermo a
90 euro) e il Mamiani, che ha scelto di coinvolgere le famiglie
nella gestione del contributo (di 100 euro), ma invoca, per bocca
del preside Cosimo Guarino, «almeno una sua istituzionalizzazione
da parte dello Stato, che non è più in grado di far fronte ai
propri impegni economici nei confronti delle scuole».