medicina in mobilitazione
Blog dell'Assemblea di Medicina della Sapienza, Roma
I palestinesi protestano tutti i venerdì da cinque anni contro il muro di separazione con Israele
Categories: General
da corriere.it  Scontri tra palestinesi ed esercito israeliano in Cisgiordania: in diversi villaggi, come Nilin e Nabi Saleh, i palestinesi protestano tutti i venerdì da cinque anni contro il muro di separazione con Israele e contro l'espansione degli insediamenti israeliani. Con loro anche esponenti di associazioni pacifiste che da tempo seguono la vicenda. Negli ultimi giorni, come riferisce il «New York Times», la tensione si è intensificata e i militari hanno fatto ampio uso di gas lacrimogeni, come si vede nelle immagini che si riferiscono alle manifestazione del 29 e 22 gennaio a Nabi Saleh. Mercoledì a Bilin, un villaggio a nord di Ramallah tagliato in due dalla barriera, è stato inoltre arrestato Mohammad Kathib, uno dei principali esponenti del comitato palestinese anti-muro. L'uomo è stato accusato di «istigare la popolazione a comportamenti che minacciano l'ordine pubblico». Israele sostiene che il muro, la cui costruzione è iniziata nel 2002, serve a prevenire eventuali attacchi kamikaze, mentre i palestinesi criticano il fatto che la barriera passa per gran parte dentro il territorio della Cisgiordania rendendo loro impossibile i movimenti. In più, il 10 gennaio il premier israeliano Netanyahu ha ordinato di erigere un altro muro tra Israele e l'Egitto sul modello di quello costruito con la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. L'obiettivo è «porre fine all'ingresso di clandestini e terroristi». La struttura sarà formata da tre barriere, ciascuna lunga 250 chilometri: in questo modo la Striscia di Gaza sarà completamente isolata su tutti i lati (Epa)

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Scontri
tra palestinesi ed esercito israeliano in Cisgiordania: in diversi
villaggi, come Nilin e Nabi Saleh, i palestinesi protestano tutti i
venerdì da cinque anni contro il muro di separazione con Israele e
contro l’espansione degli insediamenti israeliani. Con loro anche
esponenti di associazioni pacifiste che da tempo seguono la vicenda.
Negli ultimi giorni, come riferisce il «New York Times», la tensione si
è intensificata e i militari hanno fatto ampio uso di gas lacrimogeni,
come si vede nelle immagini che si riferiscono alle manifestazione del
29 e 22 gennaio a Nabi Saleh. Mercoledì a Bilin, un villaggio a nord di
Ramallah tagliato in due dalla barriera, è stato inoltre arrestato
Mohammad Kathib, uno dei principali esponenti del comitato palestinese
anti-muro. L’uomo è stato accusato di «istigare la popolazione a
comportamenti che minacciano l’ordine pubblico». Israele sostiene che
il muro, la cui costruzione è iniziata nel 2002, serve a prevenire
eventuali attacchi kamikaze, mentre i palestinesi criticano il fatto
che la barriera passa per gran parte dentro il territorio della
Cisgiordania rendendo loro impossibile i movimenti. In più, il 10
gennaio il premier israeliano Netanyahu ha ordinato di erigere un altro
muro tra Israele e l’Egitto sul modello di quello costruito con la
Striscia di Gaza e la Cisgiordania. L’obiettivo è «porre fine
all’ingresso di clandestini e terroristi». La struttura sarà formata da
tre barriere, ciascuna lunga 250 chilometri: in questo modo la Striscia
di Gaza sarà completamente isolata su tutti i lati (Epa).               ———-                    Per l’Onu sono scioccanti le condizioni degli abitanti di alcune zone di Gaza 


da http://www.oecumene.radiovaticana.org . Ad
un anno dalla fine dell’operazione militare israeliana denominata
“Piombo fuso”, restano “scioccanti” le condizioni degli abitanti di
alcune zone di Gaza. La denuncia è dell’agenzia delle Nazioni Unite per
i rifugiati palestinesi (Unrwa) che sottolinea come le piogge
torrenziali e i venti di questi giorni stiano mettendo a dura prova la
popolazione. In diverse zone di Gaza la maggior parte dei residenti
vive ancora nelle tende e la situazione, soprattutto in questi giorni,
è allarmante. Secondo testimonianze raccolte dall’Unrwa i residenti
sopravvivono “solo grazie ad aiuti umanitari”. Secondo un rapporto
dell’agenzia delle Nazioni Unite ripreso dal Sir, l’attacco israeliano
nella Striscia di Gaza ha causato la distruzione totale di oltre 4000
case. Da quando Hamas ha preso il controllo di Gaza, le autorità
israeliane non consentono inoltre la fornitura nella regione
palestinese di materiali di costruzione. Il timore di Israele è che
tali materiali possano essere utilizzati per rafforzare postazioni
utilizzate da fondamentalisti per attaccare lo Stato ebraico. (A.L.)

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