medicina in mobilitazione
Blog dell'Assemblea di Medicina della Sapienza, Roma
IO STO CON EMERGENCY – SABATO 17-04 MANIFESTAZIONE NAZIONALE h15:00 @ p.za Navona
Categories: General

FIRMA L’APPELLO IN SOSTEGNO DI EMERGENCY E DEI SUOI OPERATORI ARRETATI IN AFGHANISTAN:

www.emergency.it

Nella giornata del 10-04 sono stati fermati ed in seguito arrestati 3 operatori di emergency nella provincia dell’Helmand. I tre sono al momento accusati di aver complottato nella costruzione di un attentato contro la persona del governatore della Provincia.

Sabato 17 aprile manifestazione nazionale h 15:00 a piazza Navona: non mancare!!!

Di seguito si può leggere il comunicato di emergency, in fondo anche una rassegna stampa:

(clicca su continua se sei sull’hompage)

"10/04/10 – Tre operatori di Emergency prelevati all’ospedale di Lashkar-gah

Milano, 10 aprile.
Oggi pomeriggio uomini della polizia e dei servizi segreti afgani hanno fatto irruzione nel Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah, nella provincia meridionale di Helmand. Tre dei nostri operatori, cittadini italiani, sono stati prelevati attorno alle 16.30, ora afgana.
Non siamo finora riusciti ad avere un contatto telefonico con loro. Nell’unico contatto avuto con uno dei cellulari in uso ai nostri operatori ha risposto una persona che si è qualificata come ufficiale delle forze armate britanniche e che ha detto che gli italiani stavano bene ma che – al momento – non si poteva parlare con loro.
Altri cinque dei nostri operatori, tra cui quattro italiani e un indiano, sono al momento nell’abitazione dello staff internazionale e sono in costante contatto telefonico con il nostro staff a Milano.
Né le autorità afgane né rappresentanti della coalizione internazionale si sono messe in contatto con noi per spiegarci le ragioni di questo prelevamento.
Abbiamo appreso da un lancio di agenzia dell’Associated Press che alcune persone, tra cui cittadini afgani e “due medici italiani”, sarebbero state arrestate con l’accusa di avere complottato per uccidere il governatore della provincia di Helmand.
L’accusa ci sembra francamente ridicola e siamo assolutamente certi che la verità verrà presto accertata.
Fermo restante la libertà del governo afgano, delle forze di polizia afgane e dei servizi di sicurezza di svolgere tutte le indagini del caso, chiediamo l’assoluto rispetto dei diritti dei nostri operatori, locali e internazionali. Si tratta di persone che da anni lavorano, per assicurare cure alla popolazione afgana. Chiediamo pertanto di rispettare i loro diritti, per primo il diritto di comunicare con noi e farci sapere dove si trovano e come stanno.

Emergency è presente in Afganistan dal 1999 con tre centri chirurgici, un centro di maternità, una rete di 28 centri sanitari.
A Lashkar-gah, Emergency è presente dal 2004 con un centro chirurgico per vittime di guerra, che in questi anni ha curato oltre 66mila persone."

fonte: emergency.it

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Qui dei video:

gino strada al telefono con beppe grillo: http://www.youtube.com/watch?v=yCJyX0QgIrU

gino strada alla trasmissione che tempo che fa, intervistato da Fazio:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0dc71c50-8923-474c-96d1-2d74a318c639-ctcf.html?p=0

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da www.peacereporter.net (sull’homepage del sito trovate tutte le news, video e foto sull’argomento)

Emergency: "Guerra a un ospedale".
Gino Strada e l’organizzazione italiana si stringono attorno ai tre membri dello staff prelevati in Afghanistan senza alcuna comunicazione ufficiale. "Si mobiliti la società italiana"

Domenica mattina, sede di Emergency a Milano. Via vai di telecamere e registratori, macchine che scattano foto. La conferenza stampa dell’organizzazione fondata nel 1994, che da allora ha curato gratuitamente quasi quattro milioni di persone in tutto il mondo, è convocata per le 11.30.

Lo staff è incollato ai telefoni: tre di loro sono stati ”rapiti”in Afghanistan ieri, come dice il dottor Gino Strada, direttore esecutivo e fondatore dell’organizzazione, seduto davanti a telecamere e taccuini con il presidente di Emergency Cecilia Strada, il vice presidente Alessandro Bertani e il responsabile della comunicazione Maso Notarianni. Una telefonata, ieri, alle 11.30 ora italiana, da parte del personale dell’ospedale di Emergency a Lashkar-gah, nella provincia dell’Helmand: "Ci stanno ammanettando". Solo alcune ore dopo, al cellulare di Matteo Dell’Aira – responsabile medico del centro, uno dei fermati – risponde un uomo che si qualifica come soldato britannico del contingente Isaf, che tranquillizza sulle condizioni dei tre italiani trascinati via dall’ospedale ma rifiuta di fornire le proprie generalità. Poi un pesante silenzio. Come spiega Cecilia Strada, Emergency ha appreso le accuse che vengono mosse ai tre elementi di Emergency, portati via assieme ad alcuni lavoratori afgani, da un lancio di agenzia e ne ha avuto conferma dall’ambasciata italiana nel Paese asiatico. Nessuna comunicazione ufficiale da parte del governo afgano, nessun risconto dalle forze armate del contingente internazionale della Nato.

L’accusa è enorme, "al punto da trasformarsi in farsa", commenta Cecilia Strada. Matteo Dell’Aira, 41 anni, dal 2000 in giro per il mondo con Emergency, responsabile medico dell’ospedale, Marco Garatti, 49 anni, coordinatore del progetto in Afghanistan, dal 1999 con Emergency, e Matteo Pagani, 28 anni, responsabile logistico dell’ospedale, sono stati portati via. A quanto si legge dagli organi di stampa, i servizi segreti afgani li accusano di essere coinvolti nel progetto di attentare alla vita del governatore della provincia di Helmand nel corso di una sua futura visita all’ospedale, un centro chirurgico che funziona dal 2004 e che ha curato oltre 66mila persone. L’ambasciatore italiano a Kabul ha potuto vedere solo oggi i connazionali fermati. Sembrano essere in buona salute, ma sono naturalmente molto scossi.

"Questo è un attacco all’ospedale, sono allibito", dice il dottor Strada. "Un atto di guerra preventiva, magari in previsione di una nuova offensiva militare nel territorio, nel quale siamo rimasti gli unici, scomodi, testimoni". Non ci sono altri ospedali in Helmand, non ci sono giornalisti. All’interno della struttura, secondo l’intelligence di Kabul, sarebbero stati trovati armi ed esplosivi. "La perquisizione è avvenuta in assenza di nostri rappresentati", chiarisce Strada, "ma non si può escludere che qualcuno abbia portato all’interno dell’ospedale quel materiale. Quello che è grave è che tre persone che, nello spirito di Emergency, lavorano a salvare migliaia di vite da anni siano coinvolte in tutto questo".

L’Isaf, in un primo momento, ha smentito di aver preso parte all’azione. Un video diffuso dall’Associated Press, però, li smentisce, mostrando chiaramente come militari britannici del contingente Nato – che hanno il comando operativo nella regione dell’Helmand – abbiano circondato l’edificio e preso parte alla perquisizione dei locali, costringendo il personale a identificarsi. La situazione è complessa e, come racconta il dottor Strada, ”l’ospedale non ha in questo momento la possibilità di svolgere la sua funzione, in quanto occupato da militari". Rispetto alle prossime ore Emergency si augura una soluzione rapida della crisi, ma come risponde lo stesso Strada alla domanda di una giornalista, "per il futuro del progetto non ci sono certezze. La priorità in questo momento è la sicurezza dei nostri in carcere e degli altri (5 italiani e un indiano) del personale internazionale e locale che si trovano a Lashkargah. Tutto il resto si valuterà dopo".
In attesa che, come prevede il sistema giudiziario afgano implementato dai consulenti italiani, venga formalizzato un atto d’accusa e venga permesso ai tre italiani e ai sei afgani prelevati dall’ospedale di difendersi. "La situazione ricorda quella del 2007", conclude Strada, "quando il rapimento del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo segnò l’inizio di un escalation nei confronti del nostro lavoro in Helmand. Un lavoro fatto solo di cure mediche, per chiunque, perché una vita umana è una vita umana. Chiunque nei nostri ospedali in Afghanistan e nel mondo riceve cure mediche se ne ha bisogno. Il resto non conta. Proprio per questo principio sempre rispettato, Emergency rappresenta un volto amato dell’Italia nel Paese. Mi aspetto che i cittadini italiani facciano sentire la loro voce e che il governo italiano, come sta già facendo, continui ad adoperarsi per la soluzione del caso".

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da repubblica.it

Le precisazioni di Kabul sulla presunta confessione dei tre operatori italiani
Nessuna ammissione, "stanno collaborando e rispondendo alle domande"

Accuse ai tre italiani, gli afgani frenano
Emergency: "Fermo scaduto, ora è sequestro"

La Nato esprime "profondo rincrescimento" per l’uccisione di quattro civili a Kandahar

 

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 KABUL – Emergency torna a parlare di "sequestro" per i tre operatori prelevati sabato scorso dall’ospedale di Lashkar Gah, in Afghanistan. "I tempi di un fermo legale sono scaduti. Ancora non è stata formalizzata alcuna accusa. Ecco perché più che di detenzione si può parlare di sequestro" sostiene Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency. "A questo punto mi sembra lecito esigere la liberazione del nostro personale e chiediamo che il governo si attivi in questo senso" aggiunge Notarianni, precisando che dal punto di vista diplomatico "la macchina non si è fermata. Sappiamo che il ministero degli Esteri si sta muovendo". Il portavoce aggiunge che l’appello lanciato sul sito "sta riscuotendo un successo clamoroso, ora ci prepariamo per una mobilitazione nazionale per sabato prossimo a Roma". Intanto il presidente afgano Karzai accusa la Nato per l’uccisione di quattro civili a Kandahar. L’Alleanza non nega le proprie responsabilità ed esprime "profondo rincrescimento".

Kabul: "Inchiesta in corso".
I tre operatori di Emergency sono stati fermati, con altre sei persone, a Lashkar Gah in Afghanistan con l’accusa di aver partecipato a un complotto per uccidere Goulab Mangal, governatore della provincia di Helmand. Ieri si era parlato di una presunta confessione dei cooperanti, stando alle parole del portavoce della stessa provincia, Daoud Ahmadi, citato dal Times. Oggi Kabul frena: l’inchiesta dei servizi di informazione afgani sulla vicenda è ancora in corso, dichiara all’agenzia di stampa Ansa il portavoce del ministero dell’Interno a Kabul, Zamaray Bashary: "Le indagini continuano e – precisa – per il momento non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi". E il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che aveva detto di "pregare" perché non fosse vero, altrimenti sarebbe stata "una vergogna per l’Italia", parla di "cattiva informazione": "Mi sembra che ci sia stata una notizia erronea data da un giornale, non una marcia indietro degli afgani. E’ un caso di cattiva informazione resa all’intero mondo. Spero sia una lezione che eviti il ripetersi di un caso del genere". OAS_RICH(‘Middle’);

I tre cooperanti fermati. Matteo Dell’Aira, infermiere e coordinatore medico, il chirurgo d’urgenza Marco Garatti, veterano dell’Afghanistan, e il tecnico della logistica Matteo Pagani, sono in stato di fermo in una struttura dei servizi di sicurezza afgani. L’ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, li ha incontrati e li ha trovati "in buone condizioni"; a lui le autorità afgane avrebbero assicurato un’indagine "rigorosa e spedita".

La precisazione di Kabul. Peraltro è lo stesso Ahmadi a smentire, o quanto meno a correggere il tiro sulle proprie dichiarazioni. Contattato da Il Giornale, precisa: "Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con Al Qaeda, ho solo detto che Marco (Garatti, il chirurgo della ong, ndr) stava collaborando e rispondendo alle domande". Ahmadi aggiunge che il presunto attentato "è responsabilità di alcuni individui" e che "questo non significa che l’intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali". Ma il Times ribadisce le frasi sulla presunta confessione dei tre italiani smentite da Ahmadi.
"Me lo ha detto due volte", ha dichiarato all’Agi l’inviato del quotidiano inglese autore dell’articolo, Jerome Starkey. "Ero così sorpreso che nel pomeriggio l’ho richiamato e mi ha confermato quelle frasi". Il Times aveva scritto che Hamadi ha riferito che "tutti i nove arrestati hanno confessato e sono accusati di legami con i terroristi di al Qaeda".

Tensione Strada-Farnesina. Commentando la notizia data dal Times, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, "prega" che nessun italiano abbia direttamente o indirettamente compiuto "atti di questo genere", "sarebbe una vergogna per Italia". Emergency definisce "ridicole" le accuse delle autorità afgane. Secondo Gino Strada "si tratta di una sporca manovra" finalizzata a estromettere Emergency dal sud dell’Afghanistan, una "guerra preventiva" per "togliere di mezzo un testimone scomodo prima di dare il via a un’offensiva militare". Durante una conferenza stampa a Milano, il fondatore di Emergency fa riferimento a "un video che mostra la presenza, fuori e dentro l’ospedale, delle truppe Isaf", circostanza che confermerebbe il coinvolgimento della Nato nella vicenda. Ieri un portavoce dell’Alleanza aveva smentito la partecipazione dell’Isaf attribuendo ogni responsabilità ai servizi di sicurezza afgani.

Il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, conferma la presenza di truppe Isaf ma, quanto alle accuse contro Emergency, si dice "perplesso" sul fatto "che la verità dia ragione a Gino Strada" e sostiene che l’ong fa "troppa politica". Più tardi lo stesso Frattini rincara la dose: "Quelle di Strada sembrano dichiarazioni politiche, non quelle di un medico che vuole salvare la vita alla gente".

L’appello: "Io sto con Emergency". L’ong ha pubblicato sul suo sito – dove tutti possono sottoscriverlo – l’appello "Io sto con Emergency". Si riassume la vicenda dei cooperanti arrestati e si ribadisce che "Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso". Fra i firmatari dell’appello, Maurizio Costanzo, don Gino Rigoldi, Ettore Mo, Marco Travaglio, Gianni Mura. Inoltre Emergency ha organizzato per sabato prossimo a Roma una manifestazione nazionale per chiedere la liberazione dei tre operatori umanitari. L’appuntamento è alle 15 a piazza Navona.

La Nato si scusa per l’uccisione di alcuni civili. Sempre oggi, il presidente afgano Hamid Karzai  accusa le truppe della Nato di aver ucciso quattro civili a Kandahar aprendo il fuoco su un autobus che si era avvicinato a un convoglio di militari stranieri. La Nato  ammette di aver sparato contro il pullman ed esprime "profondo rincrescimento" per la morte dei quattro civili.

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