L’INCHIESTA/ L’allarme dei rettori: se confermano i tagli, chiudiamo
In futuro a rischio anche i bilanci che oggi sono in pareggio, come a Torino e Bologna
Gli atenei in profondo rosso
"Qui rischiamo la bancarotta"
di LAURA MONTANARI – da "la Repubblica.it"
I "fondi promessi" sono i 400 milioni di euro, provenienti dallo scudo fiscale, parziale reintegro della riduzione di 678 milioni al finanziamento ordinario, cioè ai soldi che servono a far funzionare gli atenei. "Il fatto è che non si conoscono i criteri di assegnazione e questa incertezza finanziaria lascia le università in stallo, ci impedisce ogni programmazione, ci costringe a ragionare come se quelle risorse non ci fossero" spiega il presidente della Crui. "La situazione è preoccupante – prosegue – se da un lato il nuovo disegno di legge mostra un’attenzione del governo per le università, dall’altro pesa questo non conoscere quando e quali saranno le risorse a disposizione: non possiamo pianificare nuovi investimenti edilizi, né un reclutamento. Avremo pensionamenti massicci, ma casuali, cattedre vuote qua e là: se non programmiamo le assunzioni rischiamo di lasciare sguarniti interi settori disciplinari".
Alla Federico II di Napoli coi soldi risparmiati dai pensionamenti, spiega il rettore Guido Trombetti, riusciranno appena a coprire gli incrementi degli stipendi di chi resta. Questo per il futuro immediato. Il peggio è per gli anni a venire se le forbici continueranno a tagliare l’Ffo, il fondo di finanziamento ordinario. Il rettore dell’università di Firenze, Alberto Tesi, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico un mese fa ha mostrato un grafico con due curve: una in salita, l’altra in discesa. La prima rappresenta il costo del personale, l’altra i finanziamenti dello Stato per l’università. "Il grafico è stato mostrato nel rapporto del Comitato nazionale di valutazione – ha detto Tesi, a capo di un ateneo che da anni vende immobili per pareggiare il bilancio – mostra con chiarezza che, fra il 2010 e il 2011, anche in assenza di nuove assunzioni il costo del personale supererà quello del fondo statale". Va detto che gli atenei dal 2002 sono costretti a pagare gli aumenti stipendiali dei dipendenti senza essere più rimborsati e questo, combinato a una passata politica di assunzioni non sempre attenta ai soldi in cassa, è stato un pozzo in cui sono finite parte delle risorse. "Raccogliamo l’eredità di tempi in cui le università hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità – spiega il rettore di Bari, Corrado Petrocelli, ateneo con un deficit di 52 milioni di euro – Da tre anni noi attuiamo un turnover del 20%, abbiamo messo in vendita alcuni immobili, abbiamo varato un piano di rientro pluriennale, ma noi dobbiamo dire chiaro che vogliamo continuare a essere una università, a fare ricerca e didattica e questo non sarà possibile se ogni anno ci vengono tagliate le risorse". Fanno i conti con la crisi anche gli atenei virtuosi, come Torino o Bologna: quest’ultimo ha ricevuto 32 milioni in meno (-8%) rispetto al 2009 e ha chiuso il bilancio 2010 tagliando spese per 10 milioni soprattutto sulla didattica, ma salvaguardando il diritto allo studio, i dipartimenti e le relazioni internazionali. Tutto ciò è stato possibile grazie a un "tesoretto" (avanzi di bilancio del 2008 e 2009) accumulato per la gestione "virtuosa" e una quota di trasferimenti premiali. Il prossimo anno, però, al taglio lineare della Finanziaria Tremonti (-32 milioni) sull’Ffo rischia di aggiungersi un’ulteriore riduzione di 27 milioni se sarà eliminato il fondo interministeriale Padoa Schioppa. Il rettore Ivano Dionigi dice: "Se verranno confermati questi numeri per il 2011, in assenza di tesoretto pregresso e dello scudo fiscale, rischia di essere messo in ginocchio anche un ateneo virtuoso come Bologna".