18 febbraio ore 16 Cinema Aquila
Assemblea pubblica
Appello per il Primo marzo a Roma
Una giornata di mobilitazione contro la Bossi-Fini e il Pacchetto
sicurezza
Attraversiamo la città per i diritti di cittadinanza
Rilanciamo la vertenza Rosarno
Repressione e criminalizzazione, negazione dei diritti e degli spazi
di convivenza, politiche d’intolleranza e campagne d’odio. Dai flussi
al lavoro, dalla scuola al sociale, le scelte del governo
sull’immigrazione sono sempre più caratterizzate dalla propaganda che
alimenta razzismo e xenofobia. Il Pacchetto sicurezza rafforza un
contesto sociale che fa degli ultimi merce da sfruttare. È un
concentrato di ipocrisia: il reato di clandestinità è solo un alibi
per favorire lo sfruttamento della forza lavoro migrante. Il tutto in
un contesto europeo che, se pur con toni diversi, legittima la
chiusura delle frontiere nel nome della sicurezza, di fatto
rafforzando un pericoloso principio: pieni diritti ai cittadini Ue,
nessun diritto agli altri.
Intanto però la crisi allarga il disagio e la frattura sociale e
l’approccio securitario all’immigrazione è di fatto un ulteriore
strumento per dividere ed indebolire il mondo del lavoro e predisporre
un nuovo modello di società basato sulla destrutturazione dei diritti
di tutte e di tutti aumentando l’insicurezza sociale. Un contesto
dentro il quale è nata quell’ampia rete che ha costruito una forte
opposizione sociale alle politiche securitarie del governo, con la
grande mobilitazione dello scorso autunno. Regolarizzazione, stop ai
respingimenti, no ai Cie, diritti sociali e di cittadinanza, una
piattaforma larga e condivisa che ha permesso al popolo del 17 ottobre
di radicare la lotta nei territori. Così come a Roma dove
l’opposizione al Pacchetto sicurezza e alla Bossi-Fini si è
caratterizzata concretamente nella costruzione di uno spazio di azione
politica e di tutela concreta dei percorsi di resistenza dei migranti,
come l’esperienza della comunità afgana che assieme alle associazioni
antirazziste chiede con forza il diritto d’asilo in virtù di una
guerra subita dall’Occidente o come la rete no cie che ha prodotto
negli ultimi mesi diverse mobilitazioni per la chiusura di Ponte
Galeria. Decine di associazioni, centri sociali hanno determinato così
percorsi di inclusione sociale e resistenza alla discriminazione con
l’apertura di scuole d’italiano, sportelli di assistenza legale e
spazi di aggregazione sociale e di autorganizzazione.
In questa complessa realtà di solidarietà e resistenza nasce la
vertenza seguita alla ribellione degli africani a Rosarno che sono
arrivati a Roma. Dopo le immediate mobilitazioni nella Capitale – con
le comunità migranti e le associazioni antirazziste in piazza con lo
slogan “Troppa (in)tolleranza nessun diritto”- sono stati i lavoratori
migranti provenienti dalla Calabria, e ospitati da centri sociali e
occupazioni romane, a costruire un’importante esperienza di
autorganizzazione e di lotta. “I mandarini e le olive non cadono dal
cielo” ci hanno detto con il documento scritto dall’Assemblea dei
lavoratori africani di Rosarno a Roma. Una vertenza che prosegue per
il riconoscimento del permesso di soggiorno per tutti i migranti
deportati dalla Calabria, oltre che per l’accoglienza. Perché va
ribadito con forza che gli africani di Rosarno sono vittime e non
criminali. Perché occorre contestare quel “modello Rosarno” disegnato
dal ministro Maroni all’indomani dello sgombero degli africani. Perché
la specificità rosarnese sta nella presenza e nel dominio di una
‘ndrangheta criminale e razzista, contro la quale, occorre dirlo,
bisogna costruire percorsi di riappropriazione degli spazi oggi
sottratti alla democrazia e all’agire politico. Perché bisogna tenere
alta la tensione sul caso Rosarno.
In questo clima, si va verso la giornata del Primo marzo, che su scala
nazionale si sta caratterizzando come grande giornata di mobilitazione
antirazzista e per i diritti di cittadinanza. A Roma le comunità
migranti e le associazioni antirazziste lanciano un appello per
costruire una giornata di opposizione alla Bossi-Fini, al Pacchetto
sicurezza, contro il governo di centrodestra complice di sfruttamento
e discriminazione. Chiediamo a tutte e tutti – associazioni,
movimenti, realtà di base, mondo della scuola e del lavoro – di
costruirla insieme. Per questo abbiamo indetto l’assemblea pubblica
del 18 febbraio al Cinema Aquila: un momento di discussione e di
allargamento, per fare il punto delle mobilitazioni e delle lotte –
dal 17 ottobre alla vertenza Rosarno – e per lanciare un percorso
comune per attraversare insieme, in corteo, il Primo marzo romano.
Rete antirazzista romana